CER, Comunità energetiche rinnovabili: opportunità per il territorio


Ecco la lettera del presidente Matteo Rossi pubblicata da L'Eco di Bergamo

Il 2022 si è aperto con incrementi mai visti del prezzo del gas e dell’energia elettrica, un problema che influisce in modo pesante sui bilanci delle imprese, dei cittadini e degli enti locali. Competitività, potere d’acquisto e servizi essenziali rischiano di essere indeboliti in una fase delicata della ripresa. Emerge una volta di più l’esigenza di un sistema energetico diversificato, sia per aumentare l’indipendenza del sistema Paese sia per ridurne l’esposizione alla volatilità dei prezzi del petrolio e del gas: ancora oggi l’Europa risponde al proprio fabbisogno rimanendo legata per il 70% ai combustibili fossili e importando tre quarti del gas naturale da quattro Paesi (il 40% dalla Russia e il resto da Norvegia, Algeria, Qatar).
Insieme alle doverose risposte che vanno date a imprese e Comuni che chiedono interventi per tamponare la situazione, risulta essenziale un’accelerazione sul terreno della transizione ecologica. Per fare un esempio, se la produzione di energia sostenibile fosse il 65% del fabbisogno totale, anziché il 35% di oggi, i rincari a cui stiamo assistendo impatterebbero per meno della metà. Oltre che una questione ambientale, stiamo parlando di un grande tema economico. È questa la strada da seguire, molto più efficace e concreta di quella che pare riaffacciarsi nel dibattito attorno al nucleare e alla sua inclusione nella tassonomia europea. Oltre che ad essere stato rifiutato dalla volontà popolare attraverso un referendum, è noto come i piccoli reattori modulari, la loro fattibilità, i costi e l’affidabilità, non avranno dati certi prima dell’inizio del prossimo decennio, un tempo che dovrebbe vederci concentrati in tutt’altra direzione.
In questo quadro, risultano lampanti le ragioni economiche e ambientali di un rilancio delle energie alternative, e lo strumento introdotto con le “Comunità energetiche rinnovabili” rappresenta l’occasione per un deciso passo in avanti nella direzione giusta: quella dell’associazione tra cittadini, piccole e medie attività commerciali, autorità locali e imprese che decidono di unire le forze per dotarsi di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili. Il Green New Deal promosso dalla Commissione Ue, il Pnrr lanciato dal Governo, la legge regionale in discussione in queste settimane e il recepimento della direttiva europea sulle nuove forme di energia condivisa e sull’autoconsumo con la pubblicazione in Gazzetta del Dlgs RED II, rappresentano il quadro normativo dentro il quale è ora possibile costruire alleanze territoriali e promuovere reti tra imprese, istituzioni locali e soggetti della società civile. Lo strumento offerto dalle comunità energetiche è l’occasione per promuovere maggior consapevolezza rispetto all’utilizzo dell’energia e alla cultura della sostenibilità, offre la possibilità di innovare le forme di collaborazione introducendo elementi di solidarietà, mutualismo e welfare municipale, valorizza il ruolo delle pubbliche amministrazioni chiamate a governare il processo attraverso il coinvolgimento degli attori locali.
Negli ultimi dieci anni, attraverso il “Patto dei Sindaci” e lo strumento dei seap (sustainable energy action plan) il territorio bergamasco è stato protagonista della strategia “20-20-20”: ridurre del 20% le emissioni di gas serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare del 20% il consumo da fonti rinnovabili entro il 2020. Ora abbiamo la possibilità di rilanciare quella visione sulla quale la politica del territorio si è sempre spesa con lungimiranza e in modo trasversale. Con le comunità energetiche, le Amministrazioni locali dotate di impianti rinnovabili potranno ridurre la propria bolletta grazie all’energia auto consumata e rendere disponibile quella eccedente per i membri della comunità, ridurre la propria spesa e contribuire all’abbattimento della povertà energetica, sviluppare un’economia sostenibile e solidale e rafforzare il contrasto allo spopolamento delle aree interne, creare nuove opportunità di lavoro e investire su nuove competenze diffuse attraverso la filiera dell’istruzione e della formazione professionale. Un’opportunità da cogliere per l’intero sistema territoriale.
La sfida dei prossimi mesi è quella di avviare percorsi di conoscenza, informazione e partecipazione affinché i territori siano resi protagonisti di questa opportunità. L’inserimento nella Carta Costituzionale di questi temi ci deve spingere a fare ancora meglio, affrontando insieme questione ambientale e questione sociale per contribuire alla realizzazione di un nuovo modello di sviluppo.

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