Da Stezzano a Trescore, da Bergamo a Treviglio, e poi a San Tomè e a Nembro, passando per Perugia e Assisi. Il viaggio del DessBg, cominciato con la fondazione ufficiale lo scorso primo dicembre 2021, sta continuando per tutto il territorio, incrociando esperienze, raccogliendo bisogni, condividendo progettualità. Gli zapatisti direbbero che “stiamo andando a incontrare ciò che ci rende uguali”, cucendo l’identità di un movimento, quello dell’economia sociale solidale, fatto di una bellissima biodiversità di buone pratiche. Perché lo stiamo facendo? Perché proprio oggi? Perché è adesso il momento di dire “Mai più come prima e mai come ora”. Dopo la pandemia, in mezzo a una guerra. Può sembrare paradossale, ma la storia ci insegna che è dentro le grandi fratture, le ferite sociali, che si deve seminare e immaginare il futuro. La pandemia ci ha rimandato il senso del nostro limite, la connessione tra l’uomo e il pianeta, gli squilibri esistenti, le disuguaglianze tra i popoli e le Nazioni. L’invasione dell’Ucraina e la guerra ci hanno rimesso davanti agli occhi ciò che, almeno in Europa, pensavamo cancellato per sempre. Chi crede in un altro mondo possibile deve sentire, oggi più che mai, l’urgenza di continuare il proprio impegno e capire insieme cosa si può fare di più e meglio.
La teoria del “bem viver”
Sono almeno quattro le sfide con le quali stiamo provando a cimentarci: l’investimento su una nuova formazione, il rapporto con la politica e gli enti locali, il rafforzamento delle filiere economiche, l’organizzazione del movimento. Lo facciamo ispirandoci all’elaborazione di Euclides Mance, uno dei principali studiosi delle economie trasformative che, parlando del “bem viver” come obiettivo da raggiungere, pone particolare attenzione al concetto dei “flussi”: l’intera vita sociale viene raffigurata come un continuo scambio di flussi che producono economia, convivenza, istituzioni. Agire su di essi, sulle relazioni e sui contenuti che li contraddistinguono, riorganizzarli in modo solidale è per Mance un esercizio strategico per la trasformazione che si vuole ottenere. Ciò vale in particolare per tre tipologie di flussi: di conoscenza, economici e di potere, ossia i tre assi lungo i quali gli esseri umani che vivono in società soddisfano i propri bisogni producendo mezzi simbolici per scambiare conoscenza, mezzi economici che chiamiamo beni e servizi, assetti di potere per coordinare e istituzionalizzare le loro azioni. Agire dentro una logica di economia sociale solidale significa quindi spostare la produzione e la distribuzione di ricchezza dalla società di mercato alle comunità, renderle protagoniste consapevoli del proprio ruolo, condividere i processi materiali e immateriali che hanno permesso questo spostamento per creare circuiti più ampi.
La formazione per la trasformazione
Sono obiettivi per sognatori coi piedi ben piantati a terra e proprio sul territorio stiamo radicando le nostre progettualità. La prima: un grande impegno per la formazione e la cultura. Dopo l’Appello ai luoghi educativi e formativi sono stati aperti diversi cantieri con le scuole bergamasche, in particolare a Romano di Lombardia, in Valle Imagna, Val Brembana e Val Seriana. Sono in campo esperienze che stanno contribuendo alla creazione di una comunità formativa sempre più larga, inclusiva e capace di aprirsi oltre le mura scolastiche per promuovere sul territorio un cambio di prospettiva attraverso cui guardare la vita economica e sociale delle stesse comunità. La personalizzazione delle proposte educative costituisce, per le reti dell’Ess, l’opportunità di arricchire il racconto delle proprie pratiche con altri linguaggi e saperi, con particolare attenzione alla formazione professionale, che rappresenta una grande sfida per tutto il mondo delle economie trasformative, perché lo costringe a rafforzarsi come proposta e a uscire allo scoperto parlando con il meccanico, il ristoratore, il carrozziere, il falegname, l’elettricista, il giardiniere e via dicendo, costruendo con loro un’alternativa che sia sempre più concreta e praticabile.
Alleanze per una nuova energia
Il DessBg non crede nell’antipolitica, ma nella buona politica, e con essa cerca di costruire alleanze su obiettivi comuni. Per questo abbiamo scelto di investire nel dialogo con gli enti locali, dalla Provincia ai Comuni, dalle comunità montane ad Agenda 21, fino al coordinamento degli Enti locali per la pace. Il tema su cui ci stiamo spendendo è quello delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, l’opportunità che il Green new deal europeo e il Pnrr ci hanno offerto per praticare dal basso la diversificazione delle fonti energetiche, per chiudere definitivamente col fossile, per rispondere alle povertà sociali che passano anche attraverso l’investimento sulle fonti rinnovabili.
Una nuova politica e una nuova economia non si improvvisano e non te le regala nessuno, ma possono essere il frutto di una nuova convergenza tra le tante realtà già impegnate lungo questo orizzonte: ciò che si sta creando, a partire dalla rete che ha promosso il Convegno sulle CER del 6 maggio 2022 nell’Auditorium Olmi della Provincia di Bergamo, fa ben sperare che l’obiettivo venga raggiunto.
Rafforzare le filiere economiche
Ci muoviamo in un quadro di difficoltà. Da un lato l’industria sta assumendo sempre più i valori e i simboli nati nella sfera non-capitalistica, sostenibile, propria delle economie sociali solidali, una scelta spesso strumentale per intercettare i gusti del consumatore attraverso pratiche di greenwashing.
Dall’altro, emerge una nuova questione sociale che vede nell’impoverimento dei ceti medi, una dinamica che rischia di allontanare il mondo dell’Ess da chi non può permettersi di “pagare la sostenibilità”. È qui che si pone la nostra riflessione ed è per questo che il Dess Bg sta incontrando diverse realtà locali, a partire dai gruppi di acquisto solidale, per provare a condividere progettualità che possano allargare e rafforzare le filiere economiche locali. Questo viaggio troverà un momento finale di confronto, quando ci confronteremo con la prof. Francesca Forno sui risultati dei nostri incontri, tematizzando le dimensioni del mercato, del credito e della distribuzione cercando di capire come rafforzare la domanda e l’offerta e come competere con i canali tradizionali della distribuzione, che condizionano pesantemente l’una e l’altra.
Il nostro "principio speranza"
Quella che stiamo vivendo può essere considerata una lunga fase di transizione. La stiamo attraversando sperimentando, a volte incespicando, altre sbagliando, ma con la certezza che il modello di sviluppo dominante non sia “bene” per le persone, l’ambiente, le comunità. Siamo in un tempo di mezzo e stiamo costruendo nuove mappe di ciò che è buono, significativo, rilevante, utile, normale, cercando di allargarne lo spazio diminuendo via via quello che vogliamo consegnare al passato. Queste sono le nostre utopie concrete, quelle che per Ernst Bloch “stanno all’orizzonte di ogni realtà. Non fuga nell’irreale, ma scavo per la messa in luce delle possibilità oggettive insite nel reale e lotta per la loro realizzazione”. È questo il nostro “principio speranza”.
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